mercoledì 8 dicembre 2010







VITRIOL
Il ciclo espositivo di Osmosis presenta al Godot il suo secondo artista, Pierre Achiary.
L’artista francese, approdato in Italia nel 1987, diplomato al Conservatorio e unico borsista europeo selezionato per studiare canto dal maestro Arrigo Pola alla Scuola Pavarotti, ha scelto un destino diverso, per “caso” o necessità, spinto dal suo spirito ribelle che lo vede costantemente in cammino. Ha frequentato la scuola di vela di Grenans per diventare skipper e istruttore. Ha fondato un’associazione di velo-solidarietà per promuovere crociere destinate a disabili e persone in difficoltà psicosociale, ha creato un teatro sperimentale e un circolo ippico per disagiati. Si è laureato in psicologia alla Sorbona e contemporaneamente ha iniziato a dipingere, forsennatamente. Per cogliere, per entrare in contatto con l’origine e il punto di partenza del tutto. Il SENSO PRIMIGENO. Per cercare di abbattere il confine fra conosciuto e sconosciuto, materia e antimateria, visibile e invisibile ma non impercettibile, per ritrovare dimensioni dimenticate – cancellate volutamente dal potere – ma presenti in noi e che ci permettono di riconnetterci con noi stessi.
“Dipingo come in un laboratorio cognitivo, per sondare gli oceani, per cercare gli spazi di autonomia, se esistono, verso i quali sviluppare la nostra macchina ed elaborare l’informazione, allo scopo di prendere in mano il nostro destino e cessare di essere una catena di casualità biologiche o giocattoli stupidi nelle mani di un grande ingegnere, qualsiasi esso sia […]”
Le sue grandi tele ci parlano dunque anche di libero arbitrio che, pur sembrando un’assurdità concettuale, appare come l’unico modo per uscire dal cerchio vizioso, dalle dipendenze di qualunque tipo - anche del nostro ego - dalle trappole della nostra mente, dei nostri contenitori mentali inquinati da anni di condizionamenti che ci vengono trasmessi, di generazione in generazione e che rischiamo di trasmettere alla nostra progenie … 
Il confine tra percezione diversa e illusione è sottile  e implica un balzo nello sconosciuto e nell’invisibile, condizione imprescindibile che ci consente di riabilitare un mondo di infinite possibilità. È un percorso ricco di insidie, i corvi (guardateli lassù…) simboleggiano la parte oscura di noi con la quale dobbiamo entrare in relazione per saperla riconoscere e non esserne più vittime, per rinascere a nuova luce a NOI STESSI, con umiltà, lucidità e tolleranza, finalmente in grado di amare…
Fecondazione, rinascita, esplosione di vita (guardate le tre tele appese), macrocosmo spaziale o rappresentazione di una pulsione cellulare? 
Il nostro pensiero può influire sulla materia: magia o fisica quantistica? Vedete voi.  
Nella Action Painting di Pierre, il suo corpo diventa appendice estranea alla volontà del pittore, semplice mezzo in contatto con il suo sé interiore e con gli elementi naturali - co-creatori delle sue opere - per esprimere emozione, senza il filtro del pensiero e tornare alla purezza originaria.
L’unico modo per ritrovare Godot è andargli incontro…